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26 dicembre 2005

La voce del Bastione...

Anni '60. Cagliari per me significava negozi, grandi magazzini, il porto e le sue navi, il gran traffico, i portici di Via Roma e la vita frenetica della città.
Venivo da una vicina frazione dove il silenzioso corso delle giornate era accompagnato dai rintocchi delle campane: alle otto, a mezzogiorno e alle cinque del pomeriggio. Strade, spesso non ancora asfaltate, erano teatro di giochi spensierati tra ragazzini. Schiamazzi e urla, a volte, richiamavano i rimproveri di qualche austera signora che brontolava e che noi, insolenti ragazzacci di strada, ci divertivamo a stuzzicare.
Cagliari: la città!

Andarci era quasi una gita, una vacanza.
Cagliari, da 23 anni, è ormai la mia città, ci vivo.
Un quarto di secolo durante il quale assetti che sembravano inamovibili hanno lasciato il posto a mutazioni profonde sia del paesaggio che del cittadino e delle sue abitudini.
La nostra vita è inseguita da eventi, apparentemente innocenti, che, al contrario, cambiano radicalmente le nostre abitudini in un modo che non avremmo mai immaginato. Per fare un esempio pratico mi viene in mente l’invenzione dell’SMS. Ha superato le attese di chi l’ha concepito cambiando il modo di comunicare, soprattutto tra i giovani, e generando flussi di denaro spaventosi, oltre ogni aspettativa, alle società telefoniche. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe diventato un fenomeno di costume.
Torniamo a Cagliari e facciamo il punto della situazione.
Quanto ha cambiato le nostre abitudini la "grande distribuzione"? Ci vogliamo pensare?
E’ solo una delle importanti mutazioni degli ultimi venticinque anni che, per inciso, non ha interessato solo la nostra città. Da una parte si creano le condizioni, per il cittadino, per acquistare a prezzi molto convenienti in strutture mastodontiche. Alcune decine di posti di lavoro. Un grande business.
Dall’altra parte piccole attività ( interi nuclei familiari che lavorano) scompaiono fagocitate dal grande business: il lattaio sotto casa che chiude ( al suo posto nasce un pub); il negozio di generi alimentari che sparisce e al suo posto nasce un circolo ricreativo associato AICS ( ma sempre un pub!); il panificio che fallisce e al suo posto un locale "alternativo" associato Arcigay (ancora un pub!).
Poi cominciano a chiudere i battenti illustri e storiche attività in Via Manno e Via Garibaldi. Al loro posto? La periferica "Grande Distribuzione".
Queste strade non hanno lo stesso traffico pedonale che i miei ricordi da bambino mi rimandano.
I cinematografi... Oggi: le Multisale! Dobbiamo parlarne?
Vaste aree di parcheggio per accogliere fiumane di persone che consumano le prime visioni insieme a salatissime (un patrimonio!) consumazioni a base di pop-corn e cola (manco si trattasse d’aragosta e vermentino DOC).
Ma dopo? Tutti a casa in macchina. Niente più passeggiate sotto i portici di Via Roma magari sottobraccio e con i figlioletti che ti girano intorno, mentre ti gusti un gelato artigianale.
Il prezzo del progresso o l'alienazione della socializzazione? (che fa pure rima oltre che paura).
Sotto casa oltre al latte trovavi un sorriso e col pane portavi a casa il profumo dell’"appena sfornato". Ora è solo una corsa col tempo, senza odori e sapori, e la cassiera, ammesso che ti sorrida, è l'ultimo scoglio prima della corsa verso la libertà. Uscire da quei casermoni stracolmi di persone, di chiasso e d’odori tutt’altro che buoni. La macchina da trovare nell’immenso parcheggio. Il “vù cumprà” da dribblare per non pagare il noleggio del posto dove hai parcheggiato (che lui ti aveva indicato all’arrivo e che tu avevi visto cent’anni prima) attraverso la compravendita di fazzolettini di carta (i “finanziariamente” meno impegnativi) che arricchiscono il sedile posteriore della tua vettura (sono ormai centottanta pacchetti che non consumerai mai!). Poi lo slalom per le strade cittadine sempre più sfasciate, sempre più rappezzate, sempre più ostaggio dei lavori in corso. Ai semafori, ad ogni semaforo, diventiamo sempre più insensibili al richiamo dei disadattati, degli zingari, dei “vu cumprà” e di ogni relitto umano (o presunto tale) ci si pari davanti.
Ignoriamo cartelli di cartone che raccontano di figli inesistenti ( o esistono davvero?), di fame arretrata ( ma a me sembra stia benissimo…), di povertà ( ma va a lavorare, va!)… perché non sappiamo più distinguere il vero dal millantato, perché ci si abitua a tutto ( anche alle miserie umane ), perché non se ne può più di tutta questa gente che turba la nostra privacy e ci costringe ad un confronto continuo con l’altra faccia della vita!
Riprendiamo fiato. Torniamo sotto casa nostra!
Sotto casa questi …pub accolgono, perlopiù, una gioventù che sfoga una noia mortale incisa nell’anima dalla totale assenza di comunicazione, a cominciare dalla propria famiglia. Risultato?
Parliamo tanto di droga ma i dati ufficiali denunciano una pericolosa incidenza dell'alcolismo proprio tra i più giovani. No comment!
Torniamo alla mia amata, alla nostra amata Cagliari.
Quanti di voi negli ultimi anni ha sollevato la cornetta telefonica, nel corso della notte, per denunciare un'attività chiassosa e schiamazzante sotto casa? Quanti hanno avuto soddisfazione? Perché non c'è rimedio? Come può accettare tutto questo una persona che la mattina deve andare a lavorare?
Ci sono persone che raccontano di essere state vittime di danneggiamenti alle proprie auto per il solo fatto che la pattuglia della polizia, chiamata per sedare gli schiamazzi, è intervenuta.
Piazza Yenne, alcuni abitanti della zona mi raccontano:

- Le forze dell’ordine arrivano con lampeggianti accesi, i ragazzi si defilano e dopo tornano più cattivi di prima. Se la prendono con le macchine, urlano, bestemmiano, sfasciano ciò che trovano e, a volte, incendiano i cassonetti della nettezza urbana.

Nomi niente, per carità! Nomi non se ne fanno: questi cittadini hanno già i loro problemi.
La forza pubblica dichiara ai giornali di essere subissata da telefonate che lamentano questo dilagante fenomeno che abbraccia parecchie zone della città: da Via Mameli a Via Molise, da Piazza Yenne a Is Mirrionis.
Transeat!
Quanti di voi sono stufi marci di scivolare sui ricordi canini lasciati, in dispregio delle leggi, sui marciapiedi… magari davanti alla porta del vostro palazzo? Quanti possono dire di vedere cani, spesso mostruosamente grandi, portati a passeggiare muniti della regolare, e obbligatoria, museruola? Perché devo aver paura di circolare per strada? Perché mi devo sentire in colpa? Io gli animali li amo! Sono questi stramaledetti padroni fuorilegge che non amo.
Ancora transeat!
Quanti di voi hanno gradito vedere certe scritte o disegni su mura, monumenti, panchine, autobus, pensiline, cabine telefoniche…( pardon si chiamano GRAFFITI METROPOLITANI altrimenti non sei a la page e offendi quei “figlidimammabbuona” che ti hanno obbligato a leggere FORZA ANNAMARIA sul portone di casa).

Quanti sono stanchi di vedere la città in mano ai barbari?
Cosa c'entra tutto questo "Bronx Style" con Cagliari?
Gianni Piludu
Il Cagliaritano Dicembre 2004

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Interessante la "131" vista così sembra un percorso avventuroso ma in realtà se la si percorre ci si rende conto di quanto sei stato buono nel descriverla....
Ciao
Donato

lunedì, 26 dicembre, 2005  

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