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06 gennaio 2006

Fumare...

Fumare. Mangiare e fumare. Fare colazione e fumare. Bere qualcosa in compagnia di un amico e fumare. Fumare…
La prima sigaretta l’ho fumata a 10 anni. Ho iniziato a fumare regolarmente all’età di 13/14 anni. Ho fumato di tutto: sigarette con e senza filtro e perfino al mentolo, sigari, la pipa.
Mai erba (giuro!).
Non mi ha mai coinvolto quel “senso del proibito” che pareva intrigare i miei amici e ho sempre ritenuto che potesse essere un biglietto d’ingresso per esperienze più disastrose con droghe più “importanti”. Fumavo per il piacere di fumare e ogni scusa era buona: per svegliarmi ma anche per dormire, per accompagnare il caffé, per digerire, per regolare le funzioni intestinali…
Fumavo sigarette dal forte carattere, mai leggère. Fumare era una passione.
Ricordo ancora quando smisi la prima volta: nove mesi trascorsi a sentirne il bisogno, ad inseguirne il profumo, a resistere alla tentazione di riprendere il vizio. Poi una sera festeggio un affare concluso e fumo, ah!, per sigillarne la conclusione felice (una nuova scusa!).
Dal giorno successivo fumo più di prima.
Un’esperienza in ospedale per un intervento mi mette in contatto con un mondo a me sconosciuto. Malati perchè fumatori. Arterie allo sfascio, interventi con tagli, che attraversano tutto il tuo corpo, per pulirle e migliaia di punti per chiudere le ferite, gambe amputate...
Ma che è? Ma il nemico numero uno non era il cancro? Poi l’illuminazione, una chiacchierata con un’adolescente. Mia figlia Raffaella, mi offre l’occasione per riflettere: non posso non considerami un drogato solo perché il fumo non è combattuto per legge. Non posso pensare di predicare contro le droghe, non ne ho l’autorità, se non faccio un passo indietro.
Presi la decisione di non essere più un cattivo esempio per mie figlie e, fissata una data entro la quale smettere, dopo una preparazione fisica e psicologica durata alcuni mesi, il 30 maggio 1999 ( giornata contro il fumo ) chiusi col vizio, con la dipendenza.
Da fumatore, accanito, non ho mai disatteso le esigenze dei non fumatori. Mai una sigaretta durante una fila ad uno sportello, mai in un ambiente di non fumatori, mai in un ristorante senza prima assicurarmi che i vicini di tavolo fossero, anche loro, fumatori come me.
A metà degli anni ottanta, per poter esercitare la carica di dirigente sindacale nazionale, viaggiavo spessissimo sulla tratta Cagliari-Roma, anche più volte la settimana. Ricordo che non appena si spegneva la luce che vietava di fumare si accendevano 80 sigarette come per incanto. Era veramente bisogno o una prova che non siamo differenti dai topi (leggi riflessi condizionati)? Quante tonnellate di parole sui giornali e quanto tormento quando passò l’iniziativa di eliminare il fumo sulle tratte aeree brevi. Sembrava un attacco alle libertà individuali. Poi tutto finì.

Sono stanco, ogni mattina, di vedere centinaia di cicche di sigaretta davanti ai locali sotto casa mia. La Legge vieta di fumare nei locali e questi STRONZI dopo che fumano buttano per strada... e sporcano.
Che schifo! E' mai possibile che non si possa fare ricorso ad un poco d'amore per la città, le sue strade... la gente...


Gianni Piludu
Pubblicato su "Il Cagliaritano"
Febbraio 2005