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08 gennaio 2006

Pianeta donna...




Il mio rapporto con il pianeta donna è stato molto intenso, sin da bambino.

A mia madre devo dire grazie per il dono della fantasia.
Le favole e i racconti fantastici che hanno nutrito la mia prima infanzia sono ricordi forti. Conosceva "i tempi" e caricava con espressioni adeguate le "storielle", come le chiamava lei, che mi raccontava ogni giorno per farmi addormentare.
Mio padre conosceva solo la favola del "topolino di campagna"...che mi raccontava solo se insistevo fino a logorarlo.

Negli anni ho visto mia madre divorare migliaia di novelle d'amore.
Quando leggeva era solita bisbigliare le parole, qualche volta leggevo per lei.
Ha vissuto al fianco di un uomo che non ha mai compreso la voglia d'infinita tenerezza che questa donna reclamava. Non è mai stato argomento di conversazione tra me e lei, ma lo capivo gia da bambino.
Non che papà fosse un orso, sicuramente non aveva un retaggio tale da consentirgli di esprimere la parte femminile che c'è in ognuno di noi. Il culto del maschio virile e tutto d'un pezzo, piuttosto.

Credo che il carattere forte, spesso aggressivo, che mia madre ha sviluppato negli anni, non fosse altro che un grido d'aiuto. La ricerca di quello stato di protezione e di coccole che ogni donna reclama, e che mio padre, sordo per cultura, non ha mai raccolto.
Io in silenzio osservavo, e tutto questo faceva maturare in me un comportamento orientato alle esigenze che può avere una donna, a cercare di capirle meglio.

Le sorelle di mio padre, e nonna, mi hanno aiutato a pensare come una donna, a comunicare con loro meglio di chiunque altro della mia generazione. Questo dimostrerebbe che mio padre è stato rovinato dalle sue frequentazioni...
Le mie zie, Maria e Angela, avevano una sartoria, in casa di nonna.
Era un andirivieni continuo di donne che raccontavano, spettegolavano, si confidavano, parlavano. E io ascoltavo.
Chi poteva pensare che un bambino potesse capire i loro ragionamenti?
Solo zia Maria capì prima di tutti, e nacque un rapporto meraviglioso che rimpiango tanto.
Lei parlava molto con me. Aveva forte considerazione per la mia intelligenza. Affrontavamo temi importanti per un ragazzo che si affacciava alla pubertà e mi parlò dell'amore, di cosa si aspetta una donna da un rapporto con il proprio compagno. Mi parlò della dolcezza, della tenerezza che deve accompagnare una relazione. Di quanto può regalare una donna ad un uomo che riesce a farla sentire unica e importante. Pensava a voce alta e sapeva che io capivo, che si poteva fidare di me.

Sin dalla seconda elementare, fatta eccezione per il primo anno di liceo, sono sempre stato in classe mista. Il mio compagno di banco era di solito una compagna. Per non parlare dei gruppi di lavoro: ero sempre l'unico maschietto.
È inutile negare, preferivo la compagnia femminile.
In realtà avevo deciso di diventare "l'uomo ideale" e per questo dovevo sapere il più possibile sulle ragazze, dovevo pensare come loro.
Ambizioso il ragazzetto!
Questo mi creò qualche problema, alle scuole medie. Tentarono di insinuare una mia presunta omosessualità. Ragazzate, ma mi fecero male.
Primi amori.
Prime scottature e una macchina che tardavo a mettere a punto. Tutto quello che ti hanno insegnato fino ad ora è facile preda delle pulsioni giovanili. Sono loro che comandano. Rispetto agli altri ho qualche vantaggio perché mi comporto meglio, forse sono più attento, più dolce ma al dunque...penso ancora come un maschietto.
Ci metto molta buona volontà, ma mi concentro su diverse relazioni, per cercare l'amore.

L'amore è un sentimento che non devi cercare, ti trova lui.

Io l'ho cercato fino a convincermi che fosse solo un'espressione di sentimento ad uso e consumo di novelle, films e canzoni. Mi ero arreso all'idea che la realtà quotidiana era fatta di sentimenti buoni e onesti, ma non travolgenti.
Poi, ad un tratto l'amore arriva, e sconvolge.
Rimetti in discussione te stesso, ciò in cui hai creduto fino ad ora. Ti cambia la vita. Cominci a dare meno peso o importanza a cose che prima sembravano fulcro della tua esistenza. Soprattutto pensi meno a te stesso e più a lei.
Diventa importante scrivere e parlare d'amore. Devi farlo, per non scoppiare. Succede che quando leggi una storia d'amore finisci per viverla e vivendola vorresti condividerla con gli altri.

Commuoversi davanti ad una bella storia d'amore, magari al cinema. Quei baci pieni di passione, le lacrime di gioia oppure perdersi nelle espressioni di sentimento di una poesia o una canzone. Volevo questo, l' ho ottenuto. Vivere tutto in prima persona, com'è successo a me, è un augurio che faccio a tutti.
Mi piace scrivere canzoni d'amore, alcune di queste che seguono sono pezzi della mia vita ma si possono plasmare su quella di chiunque. Spero possiate condividere le stesse emozioni, le stesse sensazioni.
Se invece provenite da quel pianeta dal quale sono riuscito a scappare, mi aspetto di vedervi presto da questa parte.


brano tratto da
"Coriandoli"
di Gianni Piludu
Centro Studi Stampace Editore